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Nel 2022 la Russia ha registrato un crollo storico delle esportazioni di gas e una crescita record delle vendite di petrolio. Il vice primo ministro Alexander Novak annuncia la decisione di tagliare le forniture ai Paesi che aderiscono al price cap. Scopri di più su questa nuova scommessa sui combustibili fossili.

La Russia ha registrato un crollo del 25,1% delle esportazioni di gas nel 2022, con soli 184,4 miliardi di metri cubi venduti. Al contrario, le vendite di petrolio sono aumentate del 7,6% raggiungendo i 242 milioni di tonnellate.

Secondo il vice primo ministro Alexander Novak, la Russia sta puntando a una strategia di riduzione delle forniture di petrolio ai Paesi che aderiscono al price cap, ribadendo la propria posizione in un articolo sulla rivista Energy Policy. Questa scelta rappresenta una nuova scommessa sui combustibili fossili, con la Russia che cerca di compensare il calo delle esportazioni di gas con un aumento della produzione di petrolio.

Tuttavia, la decisione del vice primo ministro russo potrebbe avere ripercussioni sull’approvvigionamento energetico dei Paesi che dipendono dalle forniture russe di petrolio. Secondo gli esperti, la decisione della Russia di puntare sul petrolio e ridurre le forniture di gas potrebbe avere implicazioni geopolitiche a lungo termine. Infatti, la Russia è uno dei maggiori esportatori di gas al mondo e molte nazioni europee dipendono dalle forniture di gas russo per il loro approvvigionamento energetico. La scelta della Russia potrebbe quindi portare a una maggiore dipendenza del continente europeo dal petrolio e da altri combustibili fossili, con conseguenze negative sull’ambiente e sulla lotta al cambiamento climatico.

Inoltre, la decisione della Russia di tagliare le forniture di petrolio ai Paesi che aderiscono al price cap potrebbe innescare una nuova guerra dei prezzi del petrolio. Infatti, i Paesi che non rispettano il price cap, ovvero il limite di produzione di petrolio fissato dall’OPEC+, potrebbero cercare di acquistare il petrolio russo a prezzi più convenienti. Questo potrebbe portare a una riduzione del prezzo del petrolio sul mercato globale, con conseguenze negative per i produttori di petrolio in tutto il mondo. Inoltre, una maggiore produzione di petrolio potrebbe incoraggiare i Paesi a continuare a dipendere dai combustibili fossili, rallentando la transizione verso fonti di energia più sostenibili.